German Battleship BISMARCK Kriegsmarine 1941 Amati modellismo

E’ finalmente disponibile il kit di montaggio in scala 1:200 della German Battleship BISMARCK Kriegsmarine 1941 Amati.

Dimensioni

  • Scala: 1:200
  • Lunghezza: 127 cm.
  • Altezza: 29,20 cm.
  • Larghezza: 18,20 cm.

Componenti

  • Scafo in legno con ordinate e fasciame
  • Ponti di legno
  • 2266 parti fotoincise
  • 16 fogli tagliati al laser in compensato

Documentazione

Istruzioni di montaggio in due volumi a colori

Cenni storici

(Fonte Wikipedia.org)
La Bismarck fu una nave da battaglia tedesca della seconda guerra mondiale, così battezzata in onore del cancelliere del XIX secolo Otto von Bismarck (1815-1898). È famosa per l’affondamento dell’incrociatore da battaglia Hood e per la caccia successiva che le venne data che portò alla sua distruzione. Eponima della classe Bismarck, l’unica altra unità della stessa classe fu la Tirpitz.

Il piano di riarmo navale tedesco

La Bismarck fu riarmata in funzione di un nuovo sviluppo della Kriegsmarine dopo che Hitler denunciò gli accordi anglo-tedeschi relativi alle limitazioni agli armamenti (dopo che erano decadute le precedenti limitazioni imposte dal Trattato di Versailles). Il piano di riarmo navale tedesco prevedeva un numero di grandi navi che non poteva competere con la Royal Navy, ma che fosse qualitativamente all’avanguardia.
Tra i risultati di questa politica vi fu una corazzata che poteva considerarsi tra le più potenti del suo tempo. Solo con l’entrata in servizio delle gigantesche Yamato giapponesi la Bismarck venne superata (anche se le Yamato erano più lente). Al livello della Bismarck venivano considerate le più recenti produzioni americane e inglesi, e le corazzate italiane della classe Littorio i cui cannoni avevano lo stesso calibro della Bismarck ma con una gittata superiore.

Le prove

Il varo della Bismark avvenne il 14 febbraio 1939 ad Amburgo alla presenza di Hitler, Raeder, Keitel, Göring, Goebbels, Hess, Ribbentrop, Himmler, Bormann e von Schirach, a sottolineare l’importanza che si dava all’evento. 

Al suo comando fu messo Ernst Lindemann, ed iniziò le prove in mare nel Mar Baltico. Nel marzo del 1941 effettuò le prove di tiro a Gotenhafen ed alla fine iniziò l’addestramento di squadra con l’incrociatore pesante Prinz Eugen.

Il comandante dell’OKM (Oberkommando der Marine), ammiraglio Raeder, decise di utilizzare la Bismarck per proteggere le navi di superficie da interferenze delle corazzate britanniche, oltre che, naturalmente, per attaccare i mercantili che rifornivano la Gran Bretagna. Per questo all’inizio di aprile la squadra ebbe l’ordine di trasferirsi nell’Atlantico, dove si sarebbe riunita con il Gneisenau per impegnare il traffico mercantile diretto verso la Gran Bretagna. Si trattava di ciò che l’Ammiragliato britannico da tempo paventava. L’operazione, chiamata Operazione Rheinübung, presentava un pericolo potenziale estremamente elevato per il traffico mercantile, che era l’arteria da cui si nutriva la Gran Bretagna, isolata dall’Europa. Al comando del gruppo navale fu messo l’ammiraglio Günther Lütjens.

Operazione Rheinübung

L’esecuzione dell’operazione Rheinübung prevedeva il massimo di segretezza, ma la squadra fu avvistata dall’incrociatore svedese Gotland mentre usciva dal Kattegat e dalla resistenza norvegese a Kristiansand. Immediatamente iniziò il pattugliamento del mare del Nord da parte della Home Fleet, ma la squadra fu avvistata nel fiordo di Korsfjord, presso Bergen dalla ricognizione della RAF. La Royal Navy mosse immediatamente l’Hood e la Prince of Wales da Scapa Flow per averle in area di operazioni appena la Bismarck fosse stata intercettata. La squadra (composta da Bismarck, Prinz Eugen e tre cacciatorpediniere non identificati) salpò da Bergen alle 19:30 del 21 maggio, rotta nord-ovest. Il mattino successivo i cacciatorpediniere lasciarono le navi principali ed iniziò il forzamento del canale di Danimarca.

La squadra tedesca fu avvistata alle 18 del 23 maggio dall’incrociatore Suffolk che pattugliava il Canale di Danimarca con il Norfolk ed i due incrociatori cominciarono a pedinare la squadra tedesca, mentre Hood e Prince of Wales si dirigevano verso il nemico, guidati dai segnali dei loro incrociatori. Alle 5:52 del 24 maggio 1941 l’Hood apriva il fuoco sul Prinz Eugen, dando inizio alla battaglia dello Stretto di Danimarca. L’Hood venne centrata, nella parte posteriore rispetto ai due fumaioli, prima dalla terza salva della Prinz Eugen e poi dalla quarta salva della Bismarck. Un proiettile perforò i pontoni corazzati ed esplose in una santabarbara contenente i proiettili da 381, provocando un’enorme esplosione che spezzò in due parti la nave inglese. Alle 6:00 l’Hood affondava con tutto il suo equipaggio (3 superstiti), alle 6:09 Bismarck e Prinz Eugen cessavano il fuoco sulla Prince of Wales, che, pesantemente danneggiata, rompeva il contatto con la squadra tedesca. A questo punto non c’erano più ostacoli perché le due navi potessero entrare nell’Atlantico.

Nel corso del combattimento la Bismarck aveva incassato tre colpi dalla Prince of Wales: mentre due di questi avevano provocato danni non troppo pesanti, il terzo (a prua, sulla linea di galleggiamento) aveva provocato una perdita di nafta ed un allagamento dei serbatoi che, provocando appruamento, impedivano alla nave di tenere la piena velocità; la Bismarck quindi dovette puntare su un porto amico. A questo punto Lütjens dovette prendere la decisione se continuare nell’Atlantico o tornare nel mare del Nord. A favore della seconda decisione era la minore distanza dai porti in cui riparare la Bismarck, ma contro erano queste considerazioni:

  • per rientrare in Norvegia avrebbe dovuto rientrare nel Canale di Danimarca, dove non poteva sperare di far perdere le proprie tracce agli incrociatori inglesi che la seguivano;
  • rientrando verso la Norvegia si sarebbe avvicinato alla principale base navale della Home Fleet (Scapa Flow);
  • una volta rientrato, avrebbe nuovamente dovuto tentare il forzamento del canale di Danimarca, questa volta in luglio o agosto;
  • se fosse rientrato in Germania sarebbe stato esposto a chi era contro di lui, venendo accusato di codardia; inoltre avrebbe perso la fiducia del Führer che, secondo fonti non ufficiali, poco dopo aver appreso del riuscito passaggio nello stretto di Danimarca, gli scrisse un messaggio informandolo che la Germania aspettava i risultati nell’Atlantico.

Queste considerazioni spinsero Lütjens a prendere la decisione di puntare verso la Francia per cercare di approdare a Brest, dove furono predisposte delle apposite briccole all’interno della sua rada. Solo la Prinz Eugen riuscì ad approdare alle briccole.

La caccia alla Bismarck

Appena fu noto l’esito della battaglia dello Stretto di Danimarca, l’Ammiragliato inglese spostò tutte le navi che aveva a disposizione nell’Atlantico, dalla King George V fino alle vecchie corazzate della Prima guerra mondiale. Al calar della sera Lütjens ordinò al Prinz Eugen di dirigere verso Brest, mentre la Bismarck impegnava il Suffolk che continuava il pedinamento. Nel corso della notte la Bismarck fu attaccata dagli Swordfish lanciati dalla portaerei Victorious (Home Fleet), mandando a segno un solo siluro che non provocò danni; causò però il primo caduto nell’equipaggio. Tuttavia la velocità della Bismarck fu fatta scendere a 16 nodi per permettere di risistemare le toppe messe per riparare i danni dovuti allo scontro precedente, danneggiate dalle violente accostate della corazzata per evitare i siluri. Lindemann trovò il sistema di sottrarsi ai radar britannici, ed alle 3:13 della notte il Suffolk perse il contatto con la nave da battaglia tedesca. Nell’Atlantico si trovava un oggetto pericoloso e non segnalato. Intanto la Forza H (portaerei Ark Royal, incrociatore da battaglia Renown e incrociatore Sheffield), partita da Gibilterra, ricevette l’ordine di unirsi alle forze che dovevano intercettare la Bismarck.

La mattina successiva (25 maggio) Lütjens, convinto di essere ancora pedinato dagli inglesi, inviò un lungo messaggio radio che, intercettato dalle stazioni inglesi, permise una triangolazione della posizione della Bismarck. Tale triangolazione tuttavia si rivelò errata, il che mandò fuori rotta sia la Home Fleet che la squadra Suffolk e Norfolk. L’errore non fu corretto che alle 16:30 del pomeriggio, quando però alcuni incrociatori e cacciatorpediniere si erano diretti verso le basi per rifornirsi di nafta.

Solo alle 10.30 del 26 maggio un Catalina della 209ª Squadriglia ritrovò la Bismarck, individuò la posizione e lanciò un messaggio all’Ammiragliato. Da quel momento la Bismarck tornò ad essere sotto il controllo britannico. Alla nave mancavano meno di 700 miglia per raggiungere Brest, ma non sarebbero state miglia facili con tutte le forze britanniche disponibili che convergevano verso di lei. La forza più vicina era la Forza H da cui, poco prima delle 15, furono lanciati gli Swordfish della Ark Royal, che rientrarono prematuramente dopo un attacco contro lo Sheffield (confuso con la Bismarck). Alle 19:10 l’Ark Royal lanciò nuovamente gli Swordfish, che alle 20:53 giunsero a contatto con la nave tedesca. Gli aerosiluranti misero a segno due colpi, uno a centro nave che, esplodendo sulla cintura corazzata, non provocò danni, ed uno sulla poppa che segnò il destino della Bismarck danneggiando il meccanismo di controllo del timone, che rimase bloccato a 15º.

La fine

Sulla Bismarck si tentò di manovrare con le eliche, con risultati pratici nulli. Ormai l’unica cosa che poteva fare la nave da battaglia era di aspettare il suo fato. Nel corso della nottata fu attaccata dalla 5ª Flottiglia Cacciatorpediniere dell’ammiraglio Vian; i cinque cacciatorpediniere nel corso della notte lanciarono 14 siluri contro la Bismarck, senza tuttavia mettere colpi a segno. In compenso svolsero il ruolo insostituibile di tenere la grossa nave sotto un controllo stretto e continuo, grazie al radar del Cossack. Alle 8:43 la Home Fleet avvistò la Bismarck, che stava navigando a 6 nodi. La prima nave ad aprire il fuoco fu il Rodney alle 8.47, da 19 km, seguito dopo un minuto dalla King George V. La Bismarck inizialmente tentò di rispondere al fuoco, ma, impedita a mantenere una rotta stabile, riuscì solamente a mettere qualche salva “a cavallo” del Rodney, senza procurargli danni sensibili. La King George V non riuscì a colpire il bersaglio con le sue artiglierie, mentre il Rodney fra le 8:49 e le 9:10 aveva messo sulla Bismarck 4 colpi da 406 mm, provocando danni sia alla direzione di tiro sia alle torri prodiere. Altri due colpi (356 mm) arrivarono dalla King George V alle 9.13 sulla nave tedesca, a prua e a poppa. Un minuto dopo il Rodney metteva fuori uso anche la direzione di tiro secondaria, e la Bismarck non fu più in grado di reagire alle salve nemiche. La torre “Dora” (cioè la torre D, quella più vicina alla poppa della nave) tirò il suo ultimo colpo alle 9:31. Da quel momento la Bismarck si comportò come un pontone per il tiro delle navi britanniche, che ormai sparavano da meno di 9 km: a quel punto circa 300 colpi centrarono la nave tedesca. Da fonti tedesche, pare che alle 9:30 Lindemann ordinasse di iniziare le operazioni per l’autoaffondamento della Bismarck, mentre fonti inglesi descrivono come l’Ammiraglio Tovey, non capacitandosi del fatto che la Bismarck galleggiasse ancora, facesse cessare il fuoco da parte delle navi da battaglia inglesi e ne ordinasse l’affondamento facendola silurare dall’incrociatore Dorsetshire: in ogni caso, alle 10.36 del 27 maggio la Bismarck scomparve sotto la superficie del mare, con le eliche ancora in moto e la bandiera da guerra a picco.

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